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AFORISMA DEL GIORNO

05 febbraio, 2018

Dal microchip che "simula" la retina una nuova arma contro la cecità

Per la prima volta in Italia, secondo quanto riportato dall’ospedale San Raffele di Milano, è stato eseguito l’impianto di una protesi sottoretinica - un vero e proprio modello di retina artificiale - in una donna non vedente. Il delicatissimo intervento è stato condotto da un’equipe di specialisti in chirurgia vitreoretinica e oftalmoplastica dell’Unità di Oculistica, diretta dal professor Francesco Maria Bandello, La paziente sta bene ed è stata dimessa dall’ospedale. Ora attende l’accensione del microchip che stimolerà gradualmente la retina, consentendole di reimparare a vedere.

Il microchip misura circa tre millimetri e contiene 1600 sensori. Il dispositivo viene inserito al di sotto della retina, in corrispondenza della macula, in modo da stimolare il circuito nervoso che naturalmente collega l’occhio al cervello: in questo modo si sostituisce all’attività delle cellule non più in grado di fare il loro lavoro. Il dispositivo è destinato a persone che hanno perso la vista durante l’età adulta a causa di gravi malattie genetiche della retina, come la retinite pigmentosa e può ripristinare la percezione della luce e delle sagome di alcuni oggetti o persone circostanti in modo indipendente da supporti esterni (come telecamere oppure occhiali). Il principio di funzionamento si basa sulla sostituzione dei fotorecettori della retina, cioè le cellule specializzate (i coni e bastoncelli) deputate a tradurre la luce in segnali bioelettrici che arrivano al cervello attraverso il nervo ottico. I fotorecettori ormai non più funzionanti vengono sostituiti da un fotodiodo, un microscopico apparato elettronico in grado di trasformare la luce in uno stimolo elettrico.

L’intervento è durato quasi undici ore ed è stato eseguito da un’équipe diretta dal dottor Marco Codenotti – responsabile del servizio di Chirurgia vitreoretinica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele – coadiuvato, per la parte extraoculare, dal dottor Antonio Giordano Resti, responsabile del servizio di Chirurgia oftalmoplastica dello stesso ospedale. Il microchip è stato inserito al di sotto della retina, mentre il circuito di collegamento che lo unisce all’amplificatore del segnale elettrico è stato posizionato dietro all’orecchio, nella regione retroauricolare, sotto la pelle. Attualmente questo nuovo modello di protesi sottoretinica (Alpha AMS) è stato impiantato solo in pochissimi pazienti ed esclusivamente in due centri europei. Il 20 gennaio 2018 è stato eseguito il primo impianto italiano, al San Raffaele.La paziente, una donna di 50 anni, è affetta sin dalla giovane età da retinite pigmentosa, una malattia genetica dell’occhio che provoca la graduale riduzione della vista: i primi sintomi sono iniziati durante l’adolescenza e in seguito la visione si è gradualmente ridotta fino a esaurirsi totalmente. «A seguito dell’intervento ci aspettiamo una stimolazione retinica che gradualmente potrà portare la paziente a reimparare a vedere» afferma Marco Codenotti, che aggiunge: «L’intervento è stato il più complicato che abbia mai eseguito. Ogni passo è fondamentale e delicato e la riuscita dell’intervento può essere compromessa da un momento all’altro. L’aver visto il microchip posizionato correttamente è stato per me una grandissima emozione, un sogno realizzato».


FONTE: Corriere.it

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